“Si deve ritornare ad una dimensione più territoriale della sanità toscana, più vicina alle esigenze delle persone, le Aslone hanno deluso le aspettative dei cittadini -dichiara il Consigliere regionale Gabriele Veneri, che è primo firmatario di una mozione presentata da Fratelli d’Italia- Alla Regione chiediamo di considerare una revisione dell’attuale sistema sanitario incentrato sulle 3 “maxi Asl”, in funzione di una migliore programmazione e gestione dei servizi socio-sanitari territoriali e di un ri-potenziamento delle strutture sanitarie attualmente depotenziate e indebolite, anche considerando le nuove esigenze sanitarie emerse con l’epidemia Covid. Dovremo cercare di andare verso Usl provinciali. Invitiamo, perciò, la Regione a considerare il ritorno ad unità sanitarie locali su base provinciale alla stregua dell’assetto organizzativo precedente alla riforma del 2015, partendo dai territori di riferimento della Asl Toscana Sud-Est (Arezzo, Siena, Grosseto), indubbiamente la più estesa e la più penalizzata e disagiata. Auspichiamo che Arezzo torni un Usl provinciale e che sia il progetto pilota per far fare marcia indietro a tutta la Toscana”.
“Anche il Sindaco di Arezzo Ghinelli si è appellato al Presidente Giani per chiedere un’urgente rivalutazione del sistema sanitario regionale, visti i disservizi e le inefficienze emersi negli ultimi anni. L’Asl Sud-Est ha un territorio di riferimento eccessivamente ampio, che va da Sestino all’Isola del Giglio, con conseguenti problematiche che ricadono sugli utenti, e con un’inevitabile riduzione della qualità e della professionalità dei servizi sanitari offerti. Senza dimenticare due spinose questioni: il reclutamento di personale per i pronto soccorso tra gli organici di altri reparti, e la lunga attesa (circa 32 mesi) per la realizzazione del nuovo hospice. L’ospedale San Donato di Arezzo, poi, necessita da tempo di interventi urgenti di ristrutturazione, ampliamento e messa in sicurezza” sottolinea Veneri.
“In questo momento storico-sociale, è opportuno prendere atto delle criticità e debolezze del sistema sanitario regionale, cercando soluzioni alternative che migliorino l’offerta e la celerità dei servizi dedicati ai cittadini di tutta la Regione, soprattutto in relazione alle zone periferiche, montane, rurali e di confine –fa notare Veneri- La riforma sanitaria che ha portato alla creazione delle 3 “maxi ASL” ha avuto effetti negativi sia sui pazienti che sul personale medico e amministrativo. I disservizi vanno dalle liste di attesa smisuratamente lunghe alla carenza di personale medico e infermieristico, dall’eccessiva burocratizzazione alle inefficienti scelte in campo di informatizzazione, dallo svuotamento delle funzioni di molti ospedali ai disagi dei residenti nelle zone marginali”.