“Famose ‘n selfie che mi moje ‘n ce crede che ogni settimana c’è ‘no sciopero”. Federico Palmaroli ne ha fatta un’altra delle sue di vignette. Un lavoratore in sciopero con la Cgil che scatta un selfie con il segretario generale Maurizio Landini. Nessuno più ormai crede che ogni settimana i sindacati più ideologizzati organizzano uno sciopero. Quasi sempre nel week-end, ovviamente.
Giornate di ordinaria follia
Oggi, dalle 21 e per tutta la giornata di domani, domenica 24 novembre, le ferrovie diranno stop. Di nuovo. Chissenefrega se di mezzo ci vanno sempre i cittadini, pendolari, lavoratori, ma anche semplici turisti, immobilizzati dai disagi che a quanto pare sono lo scotto da pagare per avere un governo di destra. Da quando a Palazzo Chigi siede Giorgia Meloni, l’impennata nel numero degli scioperi indetti è da record. Impennata anche nei toni: la “rivolta sociale”, annunciata e rivendicata da Landini, ha iniziato già da tempo a farsi vedere, specie in chi prende sul serio, letteralmente, il significato di certe parole. In tutta Italia, quelle minoranze rumorosissime di studenti e universitari, raggiunte immancabilmente da collettivi e centri sociali a cui piace fare baccano e mettersi nei guai con la Polizia, hanno imbrattato i volti dei leader politici, hanno dato fuoco i fantocci delle Istituzioni, hanno ferito gli agenti dell’antisommossa. Giornate – ormai è proprio il caso di dirlo – di ordinaria follia.
Gli italiani hanno capito
Non c’è da meravigliarsi se poi i sindacati fanno flop (allo sciopero dei medici ha aderito l’1% del personale) e se hanno perso di credibilità (tre italiani su quattro non hanno più fiducia nelle sigle sindacali). Specie se combattono contro una manovra finanziaria della quale gli italiani hanno compreso a pieno i benefici: in un periodo di ristrettezza finanziaria dettata dai debiti pregressi (leggasi Superbonus) ma anche e soprattutto dalle pressanti clausole di rientro dal debito imposte dal nuovo Patto di stabilità europeo, il Governo non solo è riuscito a non aumentare una singola tassa, ma ha anche riconfermato tutte le buone misure che hanno agevolato il potere d’acquisto dei cittadini. Lasciando aperta comunque la possibilità, di qui a fine anno, di ampliare la platea dei beneficiari, sempre rispettando i vincoli di natura economica, sempre rispettando quello che ormai è un mantra: no a nuove tasse.
Le fake news che non reggono
Difficile, allora, crede in chi parla di una “manovra di tagli”, come ha fatto Elly Schlein, la segretaria di quel partito, il Pd, che al governo, in dieci anni, ha privato il fondo sanitario nazionale di ben 40 miliardi di euro. E proprio sulla sanità Schlein racconta balle e solidarizza con Lanini: “Sulla sanità pubblica stiamo arrivando ai minimi storici a livello nazionale. Non lo raccontiamo noi, lo dicono i medici e gli infermieri che hanno scioperato ieri e fondazioni autorevoli come Gimbe, secondo cui 4 milioni e mezzo di italiani non riescono più a curarsi”. Apprezzando comunque lo sforzo di non parlare per slogan, ma riportando dei dati, però in modo incompleto: perché è la stessa fondazione ad aver certificato i tagli del Pd al governo. Non dimenticando che, sotto Meloni, il Fondo sanitario ha raggiunto il suo massimo storico. Poi si passa a denunciare la “precarietà”, malgrado i dati dell’Istat parlino di sostanzialmente di un calo dei contratti a termine e di un aumento di quelli a tempo indeterminato. E ce ne sarebbero ancora tante altre, ma il concetto è già chiaro a tutti: rossi e democratici preparano la rivolta sociale sulla base di fake news. Per fortuna, nessuno più ci casca.