Elly Schlein, durante il suo intervento di chiusura del seminario dei deputati Pd, tenutosi a Gubbio, ha detto molte cose e il contenuto complessivo del discorso della segretaria dem è stato più infelice e cupo che efficace. La gran parte dei media ha dato risalto soprattutto all’attacco gratuito rivolto alla premier Giorgia Meloni, la quale sarebbe, secondo il parere della leader piddina, peggiore di Silvio Berlusconi nel vizio di voler censurare le voci sgradite della informazione, televisiva e non. E’ inevitabile, a tal proposito, fare una veloce precisazione. Se il Cav fosse stato un oscuro censore, come si è sempre detto a sinistra, tanti giornalisti e personaggi dello spettacolo dichiaratamente di sinistra non sarebbero mai stati stipendiati da Mediaset come invece è successo in parecchi anni, e in quanto a Fratelli d’Italia e alla Presidente del Consiglio, non si vuole chiudere alcun programma Tv, bensì si intende fare luce su un modo disonesto di informare, più militante che professionale, basato su testimonianze di soggetti improbabili e cosiddetti pentiti persino screditati di fronte alla magistratura.
Il pentitismo falso e orchestrato ha già fatto fin troppi danni in Italia, durante l’epoca di Berlusconi e ancora prima, quando distrusse la vita di un galantuomo che si chiamava Enzo Tortora. Ma Elly Schlein ha detto anche dell’altro, un poco più ignorato dai giornaloni e però ugualmente meritevole di attenzione. Si è detta contraria a qualsiasi invio di armi occidentali, e specificatamente italiane, nei principali conflitti in corso, citando in particolare Israele, impegnato, com’è noto, a reprimere il terrorismo di Hamas e a difendersi da Hezbollah e dal gioco pericoloso condotto dall’Iran. La segretaria del Partito Democratico non vuole che vengano inviati armamenti a Gerusalemme perché essi, parole della Schlein, potrebbero essere utilizzati in crimini di guerra. Intanto, non si capisce bene da dove Elly Schlein abbia appreso di un possibile aiuto militare italiano allo Stato di Israele perché esso non è in agenda, come ha sottolineato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha invece fatto riferimento ad una probabile partecipazione di italiani in una missione Onu per Gaza.
E non si capisce bene neppure dove sia voluta arrivare la leader piddina con quella parte del suo discorso. Pare che Schlein ritenga Israele responsabile di crimini, quindi, diventa opportuno per l’Italia non esserne complice in alcun modo. Pensa davvero questo? Allora lo dica con chiarezza e getti finalmente la maschera. E’ già abbastanza percepibile la svolta intrapresa dal Pd a guida Schlein, ma si abbia l’onestà di ammettere dinanzi a tutti di non voler più essere un partito di centrosinistra, a vocazione maggioritaria e ben integrato in Occidente, bensì un movimento di sinistra-sinistra, solo un poco più grande, ma gemello di Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni. Una realtà che abbraccia in pieno il pacifismo delle bandiere arcobaleno, che, almeno dall’attacco terroristico alle Torri Gemelle di New York ad oggi, ha sempre fatto le pulci a qualsiasi mossa dell’Occidente, degli Stati Uniti e di Israele, ma non ha mai saputo, e voluto, indicare delle alternative percorribili alle contestate azioni occidentali, e soprattutto, non ha mai espresso condanne inequivocabili verso i terrorismi sanguinari e le dittature. I pacifisti cari alle sinistre, arcobaleno fuori e rossi dentro, non a caso definiti pacifinti, non anelano ad una sincera pace fra i popoli e a che non vi siano più morti fra i civili innocenti, ma solo ad un mondo democratico arreso e sottomesso agli integralismi religiosi e alle autocrazie perché c’è, in realtà, l’odio verso la civiltà in cui si vive e la malcelata ammirazione per tutti i nemici della libertà.
Elly Schlein è a suo agio con tutto ciò e già l’astensione del Pd in Parlamento sui nuovi aiuti all’Ucraina, ha reso l’idea di come il Partito Democratico odierno abbia scelto di allontanarsi dalla solidarietà europea e atlantica. Una decisa sterzata impressa dalla numero uno di Largo del Nazareno è ormai evidente, pertanto, si abbia almeno l’onestà intellettuale di riconoscere pubblicamente un radicale mutamento d’indirizzo. Quanto affermato dalla segretaria del Pd è molto diverso, per esempio, dalle pressioni esercitate dal presidente Usa Joe Biden, dal Regno Unito e anche dal Governo italiano sul premier israeliano Benjamin Netanyahu, sia per l’esigenza di non fare lo stesso gioco di Hamas e dell’Iran che di fronte al principio dei “Due popoli, due Stati”. A Washington, Londra e Roma viene comunque ribadito il diritto sacrosanto di Israele di difendere la propria sopravvivenza e non si sostiene che Bibi Netanyahu sia un criminale di guerra.
Dopo quasi tre mesi di guerra, sembra che le forze armate di palestinesi abbiano subito perdite dell’ordine del 20-30%.
La chiamo volutamente forze armate palestinesi in quanto sono espressione dello Stato palestinese, che esiste già – spero per non molto tempo ancora – ed è governato dalla forza politica eletta dai palestinesi, cioè il partito Hamas.
Questo la dice lunga sulla preparazione alla guerra organizzata da Hamas in anni, con fondi arabi ed europei (sic), che hanno permesso allo Stato palestinese di preparare mezzi ed uomini all’aggressione ed alla guerra contro Israele. Naturalmente, con il disprezzo della vita dei loro stessi cittadini che caratterizza l’islam e tutte le ideologie fanatiche e totalitarie, nel prezzo ci sono anche le decine di migliaia di vittime civili, usate con sudo umano nella difesa come nell’attacco.
Chi accusa Israele di cinismo verso i “civili” – se non addirittura di “genocidio” – cerca di rovesciare la realtà delle cose, facendo dell’aggredito l’aggressore e nascondendo che le vittime palestinesi sono vittime della strategia militare di Hamas, che organizza le sue forze sotto case, scuole, ospedali.
Come si fa a chiedere di riconoscere uno Stato palestinese? Netanyahu avrà i suoi torti, che meglio i suoi elettori potranno valutare, ma non può accettare il riconoscimento di uno Stato la cui strategia è la distruzione di Israele.
Non me ne voglia Biden, ma ha ragione Netanyahu.
D’altra parte quello di rovesciare la realtà e dipingere gli aggrediti da aggressori è un vizio antico di tuti i comunisti, e dei loro epigoni pacifinti.
Con affetto
Alessandro
Ciao Alessandro, come capita spesso, sono d’accordo con te in tutto. Mi permetto solo di dire che comprendo perfettamente Netanyahu, ma anche Biden e le cancellerie europee. Lo so, cado nel ma-anchismo di veltroniana memoria, :) , però Usa ed Europa non vogliono inimicarsi completamente le monarchie sunnite del Golfo Persico. Un abbraccio, Roberto.
Non c’è pericolo che tu cada nel ma-anchismo.
La politica è complessa, e la tragedia alla quale assistiamo, e che purtroppo molti vivono, non può essere sopportata girando gli occhi altrove. Anche Biden e la UE nei loro inviti alla moderazione hanno le loro ragioni, ma il problema è sempre la soluzione, non il riconoscimento della tragedia in corso.
L’unica soluzione possibile, che sia in grado di fermare nel futuro il ripetersi di questa guerra, è la resa totale e incondizionata di Hamas. Altrimenti cedere oggi significa tragedie più grandi domani.
Con stima e rispetto
Alessandro
Sicuramente una sconfitta netta di Hamas migliorerebbe subito il clima internazionale, incluse, credo, le relazioni quotidiane fra Israele, Usa e Ue. E forse diminuirebbe anche le differenze circa il principio “Due popoli, due Stati”. Per questa ragione Netanyahu, nonostante abbia molti contro, anche all’interno di Israele, e riceva osservazioni ogni giorno da Washington e dall’Europa, non intende cedere di un millimetro fino alla capitolazione di Hamas. Non sono uno stratega militare, quindi non so dire se il 20/30% di perdite palestinesi in tre mesi di guerra sia già un buon risultato o costituisca il segnale di una reazione che produce frutti troppo lentamente. In ogni caso, è chiaro che prima arriva la caduta di Hamas e meglio è per il Governo di Bibi. Le guerre lunghe senza risultati apprezzabili stancano e generano sfaldamento. Certo, lo sappiamo, già così Israele viene criticato, e fatto passare per aggressore dai soliti noti, e non oso immaginare se usasse maniere ancora più risolute. Poi c’è, come hai giustamente evidenziato tu, l’uso dei civili come scudi umani da parte di Hamas, che si infila in scuole e ospedali, in un territorio poi, densamente popolato come Gaza.