Toghe anti-italiane e anti-europee

“Poi dice che uno si butta a sinistra”, diceva il grande Totò nel film “Totò e i Re di Roma” del 1952. Oggi dovremmo esclamare invece: “Poi dice che uno si lamenta dei Giudici”. Sì, perché una parte di essi continua imperterrita a percorrere il cammino di un disegno politico evidente, ormai nemmeno più maldestramente nascosto dietro a fasulle questioni morali e ipocrite ragioni umanitarie. L’obiettivo è quello, assai chiaro, di ostacolare l’azione del Governo Meloni visto che gli amici di sinistra ben remunerati in Parlamento non riescono in tale intento, e non importa se vengono inferti dei danni alla Nazione, più che alla premier di destra, perché ciò che conta è servire una fazione e provare a vanificare almeno alcune delle scelte dell’esecutivo di centrodestra.

Così, dopo gli immediati trasferimenti di migranti in Italia dall’Albania decisi da talune Procure e gli avvisi di garanzia inviati a mezzo Governo per il caso Almasri, la Corte d’Appello di Roma rilancia il boicottaggio dei centri di accoglienza italo-albanesi non convalidando il nuovo trattenimento presso la struttura di Gjader di una quarantina di clandestini fra bengalesi ed egiziani, i quali sono stati subito condotti al Cara, (Centro di accoglienza per richiedenti asilo), di Palese, Bari. La magistratura politicizzata continua, ma essa tenga presente che nemmeno il Governo è intenzionato a demordere in merito all’utilizzo dei centri in Albania, anzi, si sta già lavorando per superare anche questo ennesimo ostacolo eretto dalla Corte d’Appello di Roma. Certo, la mossa di quest’ultima ha creato sconcerto perché si è trattato anzitutto di una mancata considerazione di quanto è stato indicato dalla Cassazione circa il potere di stabilire quali siano i Paesi sicuri o meno di provenienza dei clandestini, potere che spetta al Governo e non alla magistratura, addetta alla applicazione delle leggi e non alla loro interpretazione.

La Corte d’Appello, questa è stata la motivazione fornita, ha sospeso il trattenimento in Albania del gruppo di bengalesi ed egiziani in attesa della pronuncia della Corte di Giustizia europea sui Paesi sicuri, ma non vi era bisogno di attendere i Giudici UE perché la Cassazione in Italia si è già espressa in maniera piuttosto chiara. Ovviamente, se si fa politica dai Tribunali e si vuole organizzare un immediato incidente ai danni del governo sgradito, ci si attacca ad ogni pretestuoso cavillo. Per quanto sia balordo il clima generato da quelle toghe che marciano mano nella mano con le opposizioni di sinistra e relativi giornali amici, il Governo Meloni va avanti con i centri in Albania e con la politica di contrasto ai traffici di esseri umani, convinto inoltre che l’immigrazione irregolare faccia un uso strumentale delle richieste di asilo, quindi, si comprende come sia importante per l’Italia avvalersi di un filtro ubicato all’estero.

Gli italiani sono in maggioranza dalla parte del Governo e di Giorgia Meloni, non perché non vogliano più vedere un solo straniero sul suolo nazionale, ma in quanto sono stanchi di una immigrazione senza limiti e regole e di assistere a conferimenti di status particolari, (asilo politico, rifugiati speciali, eccetera), avvenuti nel recente passato con troppa leggerezza e a favore di persone prive di requisiti. La Corte d’Appello di Roma attende i colleghi europei, ma i piani alti della politica continentale, dalla Commissione ai vari governi dei Paesi partner, hanno già avuto modo di dire come il modello italiano degli hub esteri per migranti sia un esempio da seguire per tutta la UE. Presto giungeranno da Bruxelles delle decisioni che saranno in linea con la politica di Roma riguardante le migrazioni irregolari e che finiranno per rendere sterili i tentativi delle toghe rosse.

I magistrati militanti, come suggerisce Giorgia Meloni, possono sempre lasciare i loro attuali incarichi e candidarsi alle elezioni, così farebbero politica in una maniera perlomeno più onesta e trasparente. A differenza però della situazione comoda e privilegiata di oggi, dovrebbero confrontarsi direttamente con i cittadini e a quel punto sorgerebbero problemi importanti. Le azioni di disturbo politico-giudiziarie sono più anti-italiane che anti-Meloni perché vanno contro come un caterpillar a ciò che vuole l’opinione pubblica, la quale preferisce una soluzione sicura di screening anticipato degli arrivi in Albania alle porte aperte per tutti in Italia. In parole semplici, i magistrati, invece di espellere i clandestini presenti sul territorio nazionale, ne fanno arrivare di nuovi e questo non viene granché apprezzato dagli italiani. Nella loro perversione ideologica determinate toghe si schierano persino contro l’Europa, che forse e finalmente ha capito che l’Italia non possa più essere il principale ricettacolo di clandestini della UE, fonte di guai per tutto il continente.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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