Dopo l’incontro con Kim Jong Un, Vladimir Putin ha continuato ad uscire fuori dal seminato, promulgando nuove idiozie e decisioni che rischierebbero di destabilizzare anche i suoi medesimi alleati. Forse i due, citati in precedenza, in fatto di instabilità interiore si completano: Il Presidente russo deve essersi fatto contagiare dal culto del Leader in salsa nordcoreana, viste le sue ultime dichiarazioni in ambito bellico.
L’Ex-KGB, ora Capo del Cremlino, ha deciso di aumentare sensibilmente la produzione di armamenti nucleari come simbolo deterrente nei confronti dei propri avversari: non è difficile da comprendere che le coontroparti in questo caso siano proprio quelle occidentali. Gli investimenti però saranno totali e distribuiti in tutti i settori militari russi, al fine di prepararsi evidentemente ad un conflitto che la Russia sta cercando di provocare in ogni modo.
Viene da sorridere se si pensa che qui in Europa il sentimento pacifista sia fortemente improntato contro gli investimenti militari durante un periodo come questo, quando all’interno dell’alleanza BRICS c’è chi vorrebbe annientare totalmente il mondo libero. Questo genere di pensieri non fa nient’altro che favorire i piani d’espansione russi ed asiatici in generale, accontentando tutti quei Capi di stato che cercano di passare da vittime, celando il volto tiranno dietro una maschera da governanti benevoli.
In sintesi, secondo chi promuove la pace a spada tratta, l’unico modo per fermare le guerre sarebbe quello di smettere con l’invio di armi ed il potenziamento della propria difesa: sostanzialmente un modo come un altro per dire “Invadeteci, ma con calma e senza cattiveria”. Un po’ come se questi nuovi attivisti della quiete non fossero al corrente di come funzionino i conflitti e dei tragici epiloghi che caratterizzano le guerre dall’alba dei tempi.
Fa comunque pensare il modo in cui la Russia cerca in ogni modo di intimorirci investendo sulla ricerca e sul potenziamento delle proprie armi, mentre all’interno del nostro continente c’è chi crede nell’esclusiva colpa europea e nordamericana, finendo poi in un guazzabuglio di sciocchezze sconnesse e fuori dalla concezione reale dei cambiamenti politici in corso.
Il fatto che anche l’Occidente possa commettere errori, non è un buon motivo per distruggerlo completamente, ma soprattutto bisogna scindere le alleanze dai pensieri “personali” di stati e continenti diversi: la geografia politica dei territori, così come la cooperazione internazionale, sono due materie fin troppo serie per essere tratte con grande superficialità da parte di chi non ne conosce i rudimenti.
A proposito delle dimostrazioni unitarie delle nuove confederazioni russe, sembra che Vladimir Putin ora non disdegni affatto l’invio di armi verso la Corea del Nord: in particolare di quelle ad alta precisione. Insomma, gli obiettivi russi sono ben chiari, armare gli alleati per spaventare i nemici e sobillare i prossimi per minare gli accordi è una scelta degna di una mente diabolica.
Sentire Putin parlare poi della “Repubblica democratica di Corea” è una sberla in faccia non soltanto al resto delle democrazie, ma persino alla primordiale forma di democrazia ateniese, la quale non ha decisamente nulla a che vedere con il regno del terrore architettato dai predecessori di Kim Jong-Un.
Vedendo le degenerazioni dei paesi post-comunisti sembra che l’epoca della Cortina di Ferro e della Guerra Fredda non sia mai veramente terminata: forse un sentimento politico antecedente alberga ancora in tutti quegli stati che non sono mai riusciti a fare i conti con la propria storia. Ad ogni modo una dimostrazione reale del fatto che alcuni meccanismi alle volte sembrino quasi evolversi, ma internamente potrebbero comunque restare invariati.
Forse non ci siamo mai liberati dei demiurghi rossi: ibernati in qualche congelatore temporale, hanno atteso lo scorrimento delle stagioni e degli anni per monitorare le realtà vigenti e restare al passo con i nostri giorni.