Un episodio grave, anzi gravissimo – che i responsabili hanno tentato di far passare per una banale ragazzata – risalente a qualche anno fa, in questi giorni sta riapparendo sui giornali per la giusta evoluzione giudiziaria che ha avuto. Si tratta di quanto accaduto nel giugno 2023, quando un neolaureato ha ben pensato di festeggiare l’agognata corona di alloro urinando sulla cancellata principale dell’Altare della Patria, nel cuore di Roma. Non contento, si è fatto riprendere da un amico con il cellulare, forse per conservare il ricordo della sua impresa.
Che il neodottore fosse o meno ubriaco, che considerasse quel che stava facendo come uno scherzo, una goliardata, o un episodio “di trasgressione giovanile da raccontare ridendo e ricordare con nostalgia”, commenta Leggo, “le cose non sono andate come si aspettava” e ora il ragazzo “deve affrontare le conseguenze del gesto”.
Le autorità, infatti, hanno fatto sapere di aver concluso le indagini, nelle quali al giovane romano è stato contestato il reato di cui all’articolo 518/12, comma 2, del codice penale (Distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici), che punisce con la reclusione da sei mesi a tre anni e con una multa da 1500 a 10000 euro chi “deturpa o imbratta beni culturali o paesaggistici propri o altrui, ovvero destina beni culturali a un uso incompatibile con il loro carattere storico o artistico ovvero pregiudizievole per la loro conservazione o integrità”.
La bravata commessa, dunque, potrebbe costare in tutti i sensi molto caro al responsabile. Se è vero infatti, come riferito dai giornali, che quando una pattuglia della polizia, nell’immediatezza del fatto, ha accompagnato i due ragazzi in commissariato ed entrambi hanno collaborato dichiarando che si trattava solo di una sbruffonata momentanea, la cosa non è comunque finita lì. Perché le indagini, come accennato, sono andate avanti, tra l’altro con il sindaco di Roma, il Ministero della Cultura e l’istituto Vive (Vittoriano e Palazzo Venezia) risultanti come persone offese.
L’avvocato del ragazzo, per evitare una pena ben più severa, ha fatto sapere che chiederà la messa alla prova con lavori socialmente utili, sperando in un atto riparatore che possa ridurre le conseguenze giudiziarie per il suo assistito. “Il mio cliente – dichiara il legale secondo quanto riferisce Roma.it – è profondamente pentito e consapevole della gravità del gesto. Ritiene giusto rimediare con un impegno concreto a favore della comunità”. Oltre a questo, sarebbe opportuno che studiasse un po’ di storia. E che magari chiedesse ufficialmente e pubblicamente scusa a tutti coloro che, simboleggiati dal Milite Ignoto che riposa al Vittoriano, hanno dato la loro vita per la Patria.