“Qualche anno fa gli editorialisti del Corriere Sergio Rizzo e Giannantonio Stella iniziarono ad associare la politica a una ‘casta’. Poi abbiamo constatato che di caste in Italia ce ne sono molte, molto più coese e neo corporative di quanto non lo fossero i politici.
In questi giorni scopriamo la super casta dei magistrati, persone in toga che per decenni hanno rappresentato la terzietà, l’equilibrio, la giustizia imparziale, fino a diventare il refugium peccatorum dell’antipolitica.
Ora è necessario dire che è impressionante il silenzio della magistratura italiana rispetto alle vergognose vicende che accadono al suo interno da anni.
Bonafede, per tentare di riscattarsi dalle gaffes delle ultime settimane, pare deciso a presentare una proposta di riforma. Primo errore. Quello giudiziario è uno dei tre poteri dello Stato ed è spericolato pensare che ci possa mettere le mani in solitario la maggioranza che governa. Occorrerebbe varare una commissione speciale ad hoc presieduta dall’opposizione e lavorare senza alcun pregiudizio, cercando di riformare la giustizia penale, quella amministrativa d quella tributaria congiuntamente. Va trovato un meccanismo imparziale per selezionare gli incarichi giudiziari, in special modo Procure e Tribunali, per vietare le correnti, dare valutazioni meritocratiche per le posizioni apicali, a cominciare da quelle del Csm, separare le carriere di Pm e giudici, introdurre la responsabilità civile dei magistrati, vietare l’attività politica in toga e impedire il ritorno nelle aule di tribunale per coloro che scelgono la carriera politica. Ma, soprattutto, occorre snellire le procedure, velocizzare a ogni costo la durata dei processi e rendere il sistema giudiziario italiano competitivo con quello degli altri paesi occidentali, infine rendere certa la pena e premiare le vittime invece che ricoprire di attenzioni i carnefici”. È quanto dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli.