In Umbria ed Emilia le tasse aumentano: primo passo falso delle Regioni rosse

Disavanzi veri o presunti portano allo stesso risultato: le tasse che aumentano. Così i cittadini di Emilia Romagna e Umbria saranno chiamati a mettere mano allo portafoglio, più di quello che fanno normalmente perché i loro governatori, entrambi appena rieletti ed entrambi espressione del centrosinistra, hanno deciso di aumentare la tassazione per i loro cittadini. In Umbria, la ragione che ha spinto la Giunta, guidata da Stefania Proietti, già sindaco di Assisi, a una tale decisione, è il presunto buco di bilancio causato dalla precedente amministrazione, di centrodestra. Assume, dunque, quasi le sembianze di uno scaricabarile, anche abbastanza scontato. E infatti i membri dell’attuale centrodestra, che siede tra i banchi di opposizione, non possono accettarlo: “Si nascondono dietro a un fantomatico buco di bilancio” ha detto Eleonora Pace, capogruppo in Regione di Fratelli d’Italia. Un buco che, però – fa sapere il consigliere regionale – “nessun ente qualificato ha certificato perché le interlocuzioni della Regione Umbria al Mef inizieranno solo ad aprile”. Queste le novità: per quanto l’Irpef, è prevista “la conferma della non previsione dell’addizionale regionale per il primo scaglione che rimane a zero e la determinazione dell’1,95% per lo scaglione di reddito tra 15mila e 28mila euro, del 2,05% per lo scaglione tra 28mila euro e 50mila euro, del 2,1% per lo scaglione di reddito imponibile superiore a 50mila euro”. Sono i numeri annunciati dalla stessa Proietti presentando la manovra denominata “Salva Umbria”. Non solo Irpef, ma anche Irap, che aumenterà di 0,50 punti base, e il bollo auto, che salirà del 10%: “La manovra fiscale fatta ora è più equa di quella che darebbe inevitabilmente il governo a luglio” ha detto Proietti. Una manovra arrivata per “scongiurare il salasso che ci sarebbe con il commissariamento”. Ma da Fratelli d’Italia denunciano: “Tutto questo peserà circa 500 euro sulle tasche di tutti i cittadini umbri”.

Aumenti per la sanità emiliana

Caso analogo in Emilia Romagna, dove però il governatore Mattia De Pascale, successore dell’attuale europarlamentare Stefano Bonaccini, non potrà raccontare del buco lasciato dalle precedenti amministrazioni, a meno che non voglia fare un torto alla stessa maggioranza che lo sostiene e che governa la Regione, approssimativamente, da sempre. “Non è certo un’operazione simpatia, ne sono consapevole” ha detto. E infatti ci sarebbero circa 300 milioni di euro da recuperare in sanità. Non certo uno scherzo. Tra le novità ci sono i contributi richiesti su farmaci e ricette o la decisa stretta sulle esenzioni per le prime visite specialistiche destinate alle famiglie con almeno due figli. Critiche da Fratelli d’Italia, specialmente dopo l’approvazione del Def regionale: sarebbe “la conferma delle contraddizioni delle linee di mandato del presidente de Pascale”. In più, “il Defr e il Bilancio sono il manifesto politico della maggioranza che ha deciso di gravare sui cittadini con l’aumento delle tasse, volendo tra l’altro convincere i cittadini che queste sono scelte giuste”. Eppure è strano che ciò avvenga proprio nella Regione in cui migliaia di euro versati dal governo per fronteggiare le calamità naturali come le inondazioni, non sono state spese. In un periodo storico, tra l’altro, in cui il governo continua a confermare il taglio delle tasse per i cittadini meno abbienti, promettendo interventi per il ceto medio, e occupandosi di sanità versando l’importo più ingente mai raggiunto dal fondo sanitario nazionale.

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