Il Piano Mattei, in queste ultime settimane al centro del dibattito sul tema dell’immigrazione, è in questo momento in discussione in Aula durante la seduta odierna della Camera dei deputati. Il piano voluto dal governo è stato intitolato al grande imprenditore protagonista del miracolo economico post-bellico: non è un caso, perché anche in Africa l’obiettivo è quello di permettere al Continente un pieno sviluppo, teso a fruire delle copiose risorse naturali di cui è giacimento ma dei cui frutti, a causa degli anni del colonialismo, del neo-colonialismo ancora in corso e della forte instabilità politica, non riesce a godere. “Le strategie messe in campo in questi anni non hanno dato i risultati sperati” ha spiegato in Aula il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, sottolineando in particolare che il piano “rappresenta un’occasione per svolgere un ruolo centrale dal punto di vista geopolitico dell’Italia”.
Il Piano Mattei, di durata quadriennale con possibilità di aggiornamento, prevede l’istituzione di una cabina di regia e relazioni annuali da esporre al Parlamento circa l’avanzamento dei lavori. L’intervento italiano ed europeo in Africa sarà previsto in diversi settori: oltre al già citato sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, incluse quelle idriche ed elettriche, il Continente conoscerà politiche di sviluppo, di supporto all’esportazione, di formazione, di ricerca e di ammodernamento, anche digitale, delle infrastrutture. L’Italia in questo contesto può veramente puntare a essere protagonista: un esempio può essere quello dello sviluppo dell’agricoltura, al fine di permettere un più facile accesso al cibo sicuro per quelle enormi fette di popolazione africana che, talvolta per ragioni economiche, talaltre per mera carenza, non possono farlo. Si prevedono interventi anche per migliorare le condizioni ambientali, per contrastare il cambiamento climatico e per affrontare i suoi effetti che, in alcune zone del Continente, si fanno più che sentire. E ancora
scuola, cultura, università: settori in cui l’Italia è già protagonista in alcune zone dell’Africa e che il Piano aiuterà a coordinare all’interno di un contesto maggiore. Per l’Africa “non è solamente l’energia il nostro focus” ha spiegato Giorgia Meloni durante la conferenza stampa di fine anno: “Lavoriamo anche sulla formazione: il lavoro che per esempio hanno fatto e fanno in Africa diverse scuole italiane – ha ricordato Meloni – io l’ho trovato straordinario”. E ancora altri temi, come acqua, sostegno all’imprenditoria, soprattutto quella giovanile e femminile, turismo, occupazione.
Il tutto coadiuvato da accordi che si differenzino dall’atteggiamento predatorio messo in campo negli anni passati dagli Stati occidentali e che oggi crea scetticismo nei Paesi africani: parla di “partnership paritaria” Edmondo Cirielli, emergendo la possibilità di un intervento anche comunitario “per fare in modo che ci siano risorse sempre più importanti che possano essere destinate a questo piano di sviluppo congiunto dell’Africa e dell’Europa”. Il fine ultimo è contrastare il traffico illegale di esseri umani verso l’Europa, governare i flussi regolari e garantire il diritto di non emigrare e di lavorare per il bene della propria Madrepatria a tutti gli abitanti dei vari Paesi europei, in un contesto di sviluppo che bilateralmente riguarderà la società europea, in primis quella italiana, e quella africana.