Non si può pensare che un partito non possa ricevere critiche dall’interno e soprattutto dall’esterno, magari da chi ha contribuito a fondarlo o da chi pur appartenendo alla stessa storia politica, non ne ha mai fatto parte. Nel caso di Fratelli d’Italia poi, dobbiamo prestare molta attenzione a non trincerarci dietro la convinzione che ogni scelta sia sempre la più giusta. Sarebbe da sciocchi pensare di essere perfetti e sarebbe il primo passo verso la discesa. Ma dopo questa doverosa premessa, veniamo al punto della questione dibattuta nelle ultime ore. Con la caduta del secondo governo Conte (alleluja, alleluja), Mario Draghi ha ricevuto l’incarico dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La figura di Draghi, al netto di eventuali accuse di essere un tecnocrate al servizio dell’Europa, è di assoluto rilievo. Da giorni sui social si vede condiviso il cv dell’ex presidente della BCE per dimostrare la sua preparazione e le sue conoscenze e sicuramente fanno effetto, dopo anni in cui la classe politica ha visto un calo drastico della qualità dei propri componenti. Basterebbe guardare agli ultimi due anni con gente improvvisata, del tutto inadeguata, chiamata a ricoprire ruoli di governo. Il Movimento 5 Stelle ha sostenuto sempre il principio che l’onestà contava più di una laurea. Come se in Italia avessimo rinunciato alla qualità in nome di valori quali la legalità, e l’onestà appunto, che dovrebbero essere insite in un cittadino qualunque, figurarsi in un ministro o in un parlamentare. Dopo due anni di Toninelli, Bonafede, Azzolina, Taverna, ecc, è quasi normale che le persone vedano in Draghi il salvatore della Patria, non solo per il famoso curriculum ma anche per i modi discreti e “istituzionali”.
Mentre scriviamo, dopo che il presidente incaricato ha ascoltato tutti i partiti nelle consultazioni, però non è ancora chiaro che governo sarà quello Draghi: tecnico? Politico? Tecnico-politico? Tecnico-tattico di capelliana calcistica memoria? Sappiamo solo che tutti i partiti, anche i duri e puri dei 5 Stelle appoggeranno “Super Mario”, altri lo faranno perché lo ha chiesto Mattarella, altri per una spinta patriottica. In questo mare di confusione solo Fratelli d’Italia ha detto chiaramente che non voterà la fiducia ma voterà e lavorerà in favore di quei provvedimenti utili alla nazione. Tutto questo senza chiedere ministri e sottosegretari vari. Una scelta condivisibile, nel segno della coerenza, di chi da sempre ha detto che non andrà al governo con grillini e partito democratico. Quello di Draghi rischia di essere un governo-accozzaglia, dove potremmo ritrovare chi non ha saputo gestire nel migliore dei modi la crisi pandemica-economica che ci ritroviamo a vivere.
Per qualcuno la scelta di Giorgia Meloni risulta incomprensibile, egoistica e non ragionata. Sul tema ha fatto notizia la lettera scritta dal 24 ex parlamentari di Alleanza Nazionale. La lettera accusa FDI, perché bisogna saper distinguere i consigli (anche se non richiesti) dagli attacchi, di non accogliere l’invito di Mattarella a costituire un governo di unità nazionale, tirandosi fuori dalla gestione dei fondi europei per la “ricostruzione”. Secondo i firmatari una destra responsabile deve appoggiare un esecutivo Draghi per potersi definire patriottica.
Come si diceva prima, guai a essere permalosi, a non accettare nessuno spunto e critica, si rischierebbe di fare come accaduto in passato in certi partiti, poi scomparsi, proprio per l’incapacità di dibattito interno ed esterno, (remember PDL), però in questo caso c’è un però, anzi più di uno. Il primo, le riserve su un governo Draghi non provengono tanto sul futuro premier, ma dalla sua composizione, ancora misteriosa e soprattutto dalla mancanza di programmi. Cosa si farà per gestire la pandemia? Quali saranno i provvedimenti per superare la crisi? Ancora niente. Ma soprattutto, in Italia guai a parlare di elezioni, con Draghi che non avrebbe mai accettato un governo a breve termine.
Secondo. Come mai degli ex parlamentari, persone che ricoprono ancora ruoli istituzionali, altri ritirati a vita privata, ma comunque cresciuti a pane e politica, possano trasformarsi in ultras di un presidente del Consiglio che non è espressione di una maggioranza parlamentare e quindi popolare? La verità è che, per qualsiasi partito, un governo tecnico è una sconfitta. Sta passando un concetto che non fa altro che alimentare ancora di più l’antipolitica: i più bravi non sono politici, ma tecnici non eletti da nessuno. E perché mai la politica dovrebbe rinunciare a vedere tra le proprie fila i più bravi? Resto dell’idea che bisogna invertire la tendenza, bisogna far tornare i partiti ad essere “palestre” di democrazia, scuole di formazione ed etica. La politica deve misurarsi con bravi manager privati, collaborare, “ingaggiarli” in certi ruoli chiave, ma sempre in un rapporto paritario, mai di sudditanza reciproca, convinto che un buon amministratore debba avvalersi dei migliori professionisti e prendere le giuste decisioni, con la responsabilità dell’ultima parola.
Guardando la lista degli ex AN però credo che più che consigli, si tratti di livore personale, voglia di fare notizia, il tentativo di rappresentare quella mostruosità auto-definita la “buona destra”, quella che piace tanto alla sinistra. Non è che tra i 24 ci sono persone che in AN parlavano male di questo e di quello, ma che quando si trattava di criticare il capo in presenza, tutti tacevano? Quelli che hanno fatto strada perché appartenenti a una corrente rispetto a un’altra? E di quelli che hanno ripetuto lo stesso comportamento nel Popolo della Libertà, affannandosi per compiacere Silvio Berlusconi, visto come il nuovo monarca, poteva emanciparli dal capo di prima, Fini. Ma il punto più alto fu raggiunto da chi, duro e puro, divenne cheerleader perfino del Governo Monti, il peggio del peggio. Qualcuno rinsavì, lasciò il PDL per “partecipare” alla fondazione di Fratelli d’Italia, salvo poi uscirne per altri motivi. Ora stanno lì, a dirti cosa e come devi farlo, dopo aver negli ultimi anni continuato a criticare, spesso con cadute di stile, carichi di livore, di una rabbia che a pensar male si potrebbe dire generata dall’invidia nel vedere la crescita esponenziale di un partito come FDI che ha fatto della coerenza la sua caratteristica fondante, premiata dagli elettori, anche negli anni del governo Giallo-Verde che rischiava di relegare il movimento di Giorgia Meloni a un ruolo marginale se non alla scomparsa, visto che nel 2018 si era raggiunto faticosamente il 4.5 %. Ora che FDI è il terzo partito italiano, in molti si sono ravvicinati, ed è proprio in questo momento che bisogna prestare maggiore attenzione a chi si riaffaccia. Nessuna preclusione per le persone valide, nessuno steccato verso chi può rappresentare un valore aggiunto, ma porte chiuse per chi non solo non ha nessun seguito elettorale e anzi, con comportamenti e uscite infelici conquista i titoli dei giornali e ti fa perdere credibilità.
Chiudendo, i 24, ma non solo, sono probabilmente gli stessi che in caso di appoggio al governo Draghi avrebbero accusato Fratelli d’Italia di aver venduto l’anima al diavolo, di essere scesi a compromessi per spartirsi poltrone e aver tradito la destra. Quindi, lasciateli parlare, perché quando lo fanno ci danno la conferma di aver preso la strada giusta.
Turi Migliore
ho letto di questi 24, e sbirciato i loro nomi… alcuni non so chi siano, ma altri sicuramente meglio perderli che acquistarli. Pussa via
Mi sembra tutto perfetto!!!