Non dimentichiamoci dell’Ucraina. Ecco perché il blocco di Kiev e quello mediorientale sono inscindibilmente connessi.

Il 5 ottobre alle 6.30 del mattino Hamas attacca a sorpresa Israele.           

Sul versante opposto, la risposta non si fa attendere e il governo di Netanyahu dichiara lo stato di guerra, reagendo subito militarmente. Torna così a traballare quel blocco che per qualche tempo era riuscito a raggiungere una certa stabilità. O che forse sembrava aver raggiunto solo in superficie. Le cause del conflitto israelo-palestinese sono fin troppo profonde, radicate nel tempo e nella storia per poter essere analizzate in maniera chiara e lineare. E sono stati fin troppi gli attori esterni che vi sono intervenuti, facendo dei passi avanti (in alcuni casi) o facendone troppo pochi.

Gli episodi cruenti e brutali che si stanno verificando in queste intense ore e le immagini dei corpi senza vita di bambini, donne e uomini che stanno facendo il giro del mondo lasciano tutti senza parole. La violenza delle azioni di Hamas fa tornare alla memoria quel dolore già sperimentato dagli ebrei nella Seconda guerra mondiale e che Primo Levi aveva ben raccontato nel suo capolavoro “Se questo è un uomo”.

Rileggendo questa poesia, oggi, ritroviamo lo stesso dolore di quel tempo. Certo, con una storia diversa, ma uguale per le conseguenze a cui sta portando. I protagonisti questa volta sono Israele e Palestina, Paesi vicini e nemici da sempre, e le cui rinnovate ostilità si sommano ad un disordine globale preesistente.       

Un disordine che aveva iniziato a scuotere il mondo il 24 febbraio del 2022, con l’aggressione della Russia ai danni dell’Ucraina e del suo intero popolo.Oggi abbiamo dunque due blocchi, instabili, feriti e insicuri.

In questa situazione di disordine mondiale non si può distogliere l’attenzione né dall’una né dall’altra parte, perché sono entrambe drammaticamente connesse tra di loro. Ora più che mai i governi e l’opinione pubblica non possono e non devono dimenticarsi dell’Ucraina, ma devono continuare a rimanere focalizzati su di essa con le giuste risorse affinché non soccomba sotto il potere russo, che nient’altro spera se non l’allentarsi del sostegno ucraino, che sembrerebbe plausibile proprio in virtù del nuovo conflitto.          
Occorre rimanere concentrati ugualmente su entrambe le parti, perché oggi il capitolare dell’una potrebbe significare la sconfitta anche dell’altra. E questa è una possibilità che non può essere considerata nemmeno teoricamente.

Sebbene anche gli esperti ammettano che una soluzione diplomatica in Medio Oriente è al momento un miraggio, è comunque fondamentale spingere per un maggiore coinvolgimento dei paesi vicini, ma soprattutto per quello di attori quali gli Stati Uniti e l’Unione Europea, che devono agire senza ripetere gli sbagli fatti in Ucraina.

Ora come allora, infatti, siamo di fronte ad una aggressione violenta, ingiusta e senza precedenti, perché Hamas si è sentito autorizzato a superare quella linea rossa prima considerata invalicabile. Forse anche vedendo nella guerra russa un precedente da prendere come esempio.      
Ora come allora, siamo di fronte a popoli che soffrono e che perdono i propri cari, le proprie case, la propria vita.

Ora come allora, non possiamo rimanere fermi e, prendendo atto degli errori passati, dobbiamo assumere una pozione chiara, ferma e decisa. Senza paura, perché è con la paura che i terroristi vogliono vincere. Ma se non avremo paura, allora non la violenza e la prepotenza non vinceranno  e torneremo a ristabilire l’ordine e la serenità che questo mondo merita.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Leggi anche

Articoli correlati