Per La Stampa non è necessario fare figli. L’idea arriva da un articolo pubblicato ieri proprio sul quotidiano di proprietà degli Agnelli-Elkann: si sostiene infatti che la denatalità non è un male. A nulla importa se ogni anno le nuove nascite decrescono, se il divario si fa sempre più largo tra giovani e anziani (per ogni bambino di età inferiore di 6 anni si contano, al dicembre 2022, circa 5 anziani), se ogni anno cresce pure il divario tra morti e nuovi nati, raggiungendo cifre che toccano il mezzo milione. A nulla importa se siamo scesi di nuovo sotto i 60 milioni: a nulla importa tutto questo. L’unica soluzione è “rassegnarsi e prendere atto della realtà”: lo si legge nel pezzo di commento dell’intervento di Giorgia Meloni al convegno “Per un’Europa giovane. Transizione demografica, ambiente, futuro”. La Stampa scrive: “Non esiste alcuna cultura dominante impregnata di antinatalismo”. Ma – ça va sans dire – l’articolo trova completamente la sua legittimazione in quel pensiero anti-natalista che sta affossando l’Occidente e l’Europa, arrivata addirittura a considerare il diritto all’aborto come fondamentale, richiedendo che sia inserito tra i principi cardine della Carta europea dei diritti dell’Uomo. La Francia ci ha già pensato, inserendolo in Costituzione, al pari dunque di diritti come l’uguaglianza, la libertà e la stessa vita. Diritto, quest’ultimo, in verità continuamente messo in discussione dal pensiero anti-natalista.
Finto progresso: una società aperta ai nuovi modi di fare famiglia
La denatalità non è un problema secondo il quotidiano del gruppo Gedi. Ed è totalmente inutile proporre politiche che aiutino le coppie a fare figli. Bisogna piuttosto, dare spazio al “progresso”: la società infatti deve essere aperta, secondo il quotidiano, verso tutte le nuove forme di procreazione. Pure verso quelle che appiattiscono la personalità umana, mercificano il corpo del bambino e della donna che lo mette al mondo. Una società dunque aperta, “non inclusiva: aperta. Aperta – si legge – ai nuovi modi di fare famiglia, alla possibilità di non farne, a una configurazione socio-economica che non vada all’aria se i vecchi sono più numerosi dei giovani”. E poi la parte più irragionevole: “L’epoca che viviamo si chiama Sesta Estinzione, se davvero questo governo crede nella natura con l’uomo dentro (lo ha detto Meloni quando si è insediata), ha il dovere di mettere in conto che quella natura, forse, in questo momento, non ha bisogno di più figli italiani”. E quindi, l’Italia scomparirebbe. L’obiettivo finale della sinistra anti-italiana.
L’allarme di Francesco: “L’uomo ha perso il gusto di vivere”
Ma, per fortuna, c’è ancora chi non la pensa così. Chi sostiene che le nascite debbano essere una priorità per ogni Governo che si insedia, per l’Europa che verrà. Per il mondo politico, che deve garantire una via più semplice per creare famiglia e per fare figli. Per questo, dopo l’ultima follia del Parlamento europeo di approvare l’inserimento dell’aborto tra i diritti fondamentali dell’uomo, solo una “virata a destra” alle prossime elezioni di giugno potrà apportare un fondamentale cambiamento in quanto a politiche pro-vita e a difesa della famiglia. Giorgia Meloni lo ha detto chiaramente: “Una delle grandi rivoluzioni che l’Europa del futuro deve garantire è quella di sostenere finalmente con forza, con strumenti concreti, la sfida democratica”. Una questione di finanza pubblica, certo, ma anche morale: “Nessuno mi può convincere che sia un atto d’amore considerare i figli come un prodotto da banco in un supermercato“. All’appello di Giorgia Meloni si è poi unito anche papa Francesco che, dopo aver smontato il pensiero woke e l’ideologia gender nel documento “Dignitas infinita” , ha spiegato che “viviamo in un tempo di drammatica denatalità in cui l’uomo sembra aver smarrito il gusto del generare e del prendersi cura dell’altro. E forse anche il gusto di vivere. La culla – ha aggiunto il Pontefice – ci parla della famiglia, nido accogliente e sicuro per i piccoli, comunità fondata sulla gratuità dell’amore; ma anche, di riflesso, ci parla di attenzione per la vita in ogni sua fase, specialmente quando il passare degli anni o le asperità del cammino rendono la persona più vulnerabile e bisognosa”. L’uomo, dunque, riprenda nelle sue mani il proprio destino.