Per una Europa più libera e forte servono più concretezza e meno regole burocratiche

C’è una cosa che è emersa in maniera chiara e netta dalle comunicazioni fatte ieri al Senato da Giorgia Meloni, e che, paradossalmente, per certi versi è ben più rilevante del contenuto stesso. 
Ed è la posizione e il peso con i quali l’Italia si presenterà alla riunione del Consiglio Ue di questa settimana, che il premier ha fatto comprendere in maniera cristallina attraverso il suo intervento.

Nel corso dell’incontro tra i leader Ue è certo che non si parlerà solo ed esclusivamente di temi economici, ma anche e soprattutto delle sfide geopolitiche e geostrategiche che stiamo affrontando in questo preciso frangente storico. È su questi aspetti che è necessario agire, ora più che mai, in maniera incisiva ed efficace, in modo da evitare drammatiche escalation che non porterebbero a nulla di positivo, ma solamente ad un aumento del disordine globale.

Ed è precisamente per questo motivo che le parole d’ordine con cui il nostro Paese si siederà a Bruxelles sono quelle della concretezza e della semplificazione burocratica, entrambe necessarie per fronteggiare l’attuale contesto, sempre più complesso e in crescente evoluzione.

Serve una Europa più libera da regole stringenti che impediscono la competitività e la crescita

Giorgia Meloni nell’Aula parlamentare ha reso chiaro che farà tutto ciò che è necessario “per impedire che l’Europa venga soffocata dalle sue stesse regole”. Perché una Europa stretta in una morsa normativa non ha alcuna possibilità di essere davvero libera di giocare un ruolo nel campo internazionale. Una Europa imbavagliata da complessità burocratiche non ha alcuna chance di crescere in termini di competitività e di produttività, e rischia quindi di rimanere schiacciata dalle sue stesse imposizioni.   
L’Ue, quindi, per tornare ad essere davvero protagonista nel mondo, capace di competere allo stesso livello dei diversi attori, necessita di una inversione di rotta che miri ad una semplificazione legislativa, in grado di aiutare i cittadini e le imprese. E questa semplificazione deve arrivare prima di tutto dagli stessi organi istituzionali, che quindi devono impegnarsi per rendere il quadro normativo sempre più chiaro e semplice. Solamente in questo modo avremo davvero una possibilità per tornare ad essere competitivi, senza avere più paura delle mosse messe in campo da altri.

Meno parole e più azione è ciò che serve per ristabilire l’ordine mondiale

Ma per tornare al centro della scena mondiale, occorre che alle parole seguano fatti concreti.

“Non ci interessa il protagonismo delle parole, ci interessa il protagonismo dei fatti”, ha infatti sottolineato il premier, ribadendo così che alla ideologia e alla retorica debba preferirsi l’azione sul campo, che è l’unica via percorribile per cercare di districare l’intricata matassa politica con cui oggi ci troviamo a fare i conti.

In questo l’Italia ha dimostrato di essere un esempio virtuoso negli ultimi anni. Anni durante i quali le promesse fatte in campagna elettorale si sono trasformate in realtà, senza sacrificare mai l’interesse nazionale per guadagnare qualche consenso in più. Fino al punto di aver rimesso delle basi veramente solide ad una Nazione che forse aveva perso un po’ del suo equilibrio a causa di rovinose politiche volte solamente ad assecondare il sentimento popolare, senza pensare al bene del Paese e dei suoi cittadini a lungo termine.

Ed è così, quindi, anteponendo il concreto all’astratto, l’azione alla ideologia, il necessario all’opportuno, che abbiamo dimostrato di essere “una Nazione solida e credibile, che ha una posizione chiara, e che rivendica il suo spazio sullo scenario globale. Una Nazione che rispetta i propri impegni internazionali, a pieno titolo protagonista in Europa e in Occidente, e per questo anche una Nazione il cui parere conta.”           

È guardando al modello Italia che l’Unione può e deve ripartire. Perché il nostro Paese in questi ultimi anni ha dimostrato di sapersi risollevare, anche nei momenti più bui, scendendo in campo con un connubio perfetto di dialogo e azione. Il che ha portato la nostra Nazione ad essere più stabile e competitiva, sia sul fronte interno che su quello esterno.

Ed è quindi proprio per questo che, se l’Unione si comporterà come l’Italia di questi ultimi anni, non avremo più ragione di credere che ci sarà una fine. Ma, anzi, è quasi certo che l’Ue potrà arrivare ad essere ancora più forte e apprezzata che mai, sia dai suoi cittadini che dagli altri attori politici mondiali. È questo ciò che conta, ed è questo che occorre fare non per sopravvivere, ma per ri-vivere davvero.

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