Cade l’accusa di associazione a delinquere per i militanti del centro sociale Askatasuna, secondo il collegio dei giudici “il fatto non sussiste”. Non è provata una struttura vertistica e gerarchica che decide le azioni da compiere. Restano i reati minori e compiuti singolarmente per 18 dei 28 attivisti accusati: reati di violenza privata, estorsione, rapina, sequestro di persona, resistenza a pubblico ufficiale, incendio e danneggiamento compiuti durante le proteste in Val di Susa e a Torino per opporsi alla Tav. Le condanne più pesanti colpiscono Umberto Raviola, 4 anni e 9 mesi, e Giorgio Rossetto (storico leader del centro sociale), 3 anni e 4 mesi. Le indagini svolte tra il 2019 e il 2021 hanno permesso di raccogliere migliaia di intercettazioni e hanno evidenziato, secondo i giudici, che non esiste una direzione unitaria finalizzata a creare disordini durante le proteste. I militanti hanno organizzato un presidio fuori dal tribunale e appresa la sentenza hanno esultato, dentro e fuori dall’aula (“siamo un’associazione a resistere”). In sede penale i militanti non dovranno risarcire i quasi 7 milioni chiesti dall’avvocatura dello Stato, a nome della presidenza del Consiglio dei ministri con i ministeri dell’Interno e della Difesa, costituiti parte civile per la gestione dell’ordine pubblico relativa al 2020-2021, se ne parlerà in sede civile. L’unico risarcimento spetta alla società Telt che gestisce la linea dell’alta velocità Torino Lione: 500 euro di danni, oltre alle spese legali. All’uscita dal Palazzo di Giustizia di Torino gli attivisti sono stati accolti da lunghi applausi e slogan anche contro le forze dell’ordine, insieme all’accensione di fumogeni durante il corteo per le strade del capoluogo piemontese. Andrea Bonadonna, volto della galassia No Tav condannato a 9 mesi, arringa la folla: “Siamo la Torino che lotta – e aggiunge – chi lotta per il bene della città e del quartiere non può essere equiparato a un delinquente. Il teorema è crollato”.
“Sentenza che umilia i poliziotti”
Amareggiati i rappresentanti dei sindacati di Polizia: “Dopo anni di violenze organizzate, assalti al cantiere Tav, manifestazioni trasformate in vere e proprie azioni di guerriglia, con centinaia di poliziotti feriti in modo grave, sentirsi dire che non esiste un’associazione a delinquere è semplicemente surreale. Askatasuna ha operato come un gruppo strutturato, con metodi paramilitari e un’agenda chiaramente eversiva. I cittadini italiani hanno pagato in soldi e sicurezza il prezzo di questa tolleranza: decine di milioni di euro bruciati in ordine pubblico, mentre i nostri agenti venivano mandati in prima linea sotto le molotov. Questa è una sentenza che umilia profondamente tutti i poliziotti che hanno servito lo Stato in condizioni estreme. Rivolgiamo un accorato appello al ministro Piantedosi di impugnare questa sentenza: non si possono lasciare impuniti coloro che hanno attaccato lo Stato. Serve una risposta chiara e netta. Ora”. Lo dichiara in una nota Domenico Pianese, segretario del sindacato di Polizia Coisp.
“La pericolosità di Askatasuna resta”
La politica pone l’accento sulle condanne e sulla necessità che il sindaco dem Lo Russo fermi la sanatoria del centro sociale: “Chi usa la violenza come strumento di lotta, ideologica e politica, chi si professa fuori da ogni regola, assurgendo a professionisti del disordine, minaccia le istituzioni, devasta la città, i beni della cittadinanza e il patrimonio, così come chi aggredisce le forze dell’ordine, non può mai essere un interlocutore dello Stato e pertanto delle amministrazioni degli enti locali. Le 18 condanne ai militanti di Askatasuna emesse dal tribunale di Torino oggi lo confermano, anche se cade l’associazione a delinquere: non cambia la sostanza e anzi questa prima sentenza lo certifica in pieno. La pericolosità degli esponenti di Askatasuna resta ed è molto grave, proprio perché i militanti, pur condannati, sono fieri dei loro comportamenti. Questo è un segnale chiaro a tutta la cittadinanza e al sindaco di Torino: senza alcun ravvedimento, pentimento e messa in discussione di quanto finora fatto da Askatasuna, va confermata la contrarietà a qualsiasi forma di sanatoria del centro sociale e dei suoi attivisti. Il Comune di Torino non può piegarsi alla violenza, all’illegalità esibita con orgoglio, perché è un messaggio contro tutti i cittadini che rispettano le regole. Torino non deve essere ostaggio”. Lo dichiara il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Augusta Montaruli.