“La presidente Meloni ha le mani sporche di sangue per la tragica morte dei migranti di fronte alla costa di Cutro”. Questo è letteralmente ciò che ha riferito la portavoce del gruppo The Left durante la conferenza stampa di presentazione della Plenaria di Strasburgo.
FdI – ECR: violenza verbale inaccettabile e falsa
“ Si tratta di una violenza verbale inaccettabile e falsa nei confronti del Presidente del Consiglio italiano, che in alcun modo può essere ritenuto responsabile di una tale tragedia che tutti sappiamo essere stato un terribile incidente”. Così in una nota il copresidente del gruppo Ecr Nicola Procaccini, il capodelegazione di FdI-Ecr Carlo Fidanza e l’eurodeputato di FdI-Ecr componente della commissione Libe Vincenzo Sofo.
A sostegno di Giorgia Meloni anche Michel Strauss, portavoce del gruppo ECR, che definisce le parole di Sonja Giese semplicemente “
La becera strumentalizzazione della sinistra sulla tragedia di Cutro
Le dichiarazioni che arrivano dal fronte europeo sottolineano ancora una volta come la vicenda di Cutro sia la peggiore rappresentazione di una sinistra che preferisce strumentalizzare questo triste episodio e che coglie l’occasione per attaccare il Governo e gridare alle dimissioni di ogni Ministro, piuttosto che esprimere il proprio cordoglio e impegnarsi a sostenere azioni concrete così che tragedie del genere non si verifichino più in futuro. Dimenticandosi, tra l’altro, che negli ultimi dieci anni, con governi che quasi sempre sono stati retti da loro partiti, il totale dei morti in mare è stato pari a 26mila.
Le responsabilità degli scafisti
In questa drammatica vicenda l’esecutivo italiano non poteva fare nulla di più. Non si può dimenticare che la responsabilità è da attribuire prima di tutto agli scafisti, che in maniera spregiudicata lucrano sulla vita delle persone mettendone a rischio la loro stessa incolumità.
L’impegno del Governo è da sempre quello di trovare soluzioni ai problemi. E lo ha fatto, sia in Europa, rivendicando soluzioni comuni e stabili in tema migratorio, sia a livello nazionale, attraverso l’adozione del decreto legge del 9 marzo che prevede fino a 30 anni per i trafficanti di vite umane e una massiccia regolamentazione dei flussi legali in ingresso.