Uno dei punti più discussi della pandemica, a livello giuridico, è stato la legittimità del governo di privare i cittadini di libertà fondamentali, come quella di movimento, specie se attraverso degli atti amministrativi, per ragioni sanitarie. La caterva di Dpcm emanata da Giuseppe Conte con cadenza giornaliera ha bloccato per intere settimane la Nazione, ha privato a milioni di persone di lasciare le proprie abitazioni. E già allora, pochi mesi dopo il lockdown della prima metà del 2020, i primi tribunali davano ragione a chi contestava la legittimità di certi atti: non si possono privare libertà fondamentali attraverso decreti amministrativi come i Dpcm.
Ora questo concetto è diventato ufficiale. È stato infatti inviato in Conferenza Stato-Regioni il nuovo Piano nazionale pandemico, che inserisce varie novità: riconosce, ad esempio, l’uso dei vaccini ma non come unico strumento di contrasto alla diffusione dei virus. Tra queste novità, appunto, spunta quella sulle restrizioni alla libertà personale, previste solo di fronte a “pandemia di carattere eccezionale” ma senza l’utilizzo dei Dpcm. Insomma, servirà una legge, votata dal Parlamento, per decidere se, in via del tutto emergenziale, si dovrà prevedere una restrizione delle libertà dei cittadini. Il testo è molto chiaro: “È escluso – si legge – l’utilizzo di atti amministrativi per l’adozione di ogni misura che possa essere coercitiva della libertà personale o compressiva dei diritti civili e sociali. Solo con leggi o atti aventi forza di legge e nel rispetto dei principi costituzionali possono essere previste misure temporanee, straordinarie ed eccezionali”.
In pratica, i colpi di coda di Giuseppe Conte durante la pandemia sono diventati impossibili da replicare. Non sarà una persona sola a decidere sulla libertà dei cittadini, ma dovrà esprimersi il Parlamento, in quanto rappresentate del popolo italiano, e in caso esclusivamente eccezionale, adottando – è bene ricordarlo – misure “temporanee, straordinarie ed eccezionali”. Crolla, insomma, un altro tassello di quel periodo così oscuro, forse uno dei più emblematici, con i Dpcm che spesso e volentieri venivano letti in diretta tv e a reti unificate. Nella previsione di un nuovo piano pandemico per future possibili pandemie – lavoro che per anni è stato dimenticato a causa di una classe dirigente miope e per nulla lungimirante – si corre dunque ai ripari, ripercorrendo quei drammatici giorni di totale improvvisazione e impreparazione e cercando di non far capitare più gli stessi errori commessi dal governo giallo-rosso.