Buchmesse, Saviano depennato e censurato? Macché, solo una scelta dei suoi stessi editori

Di fronte a un sistema censorio immaginario non potevano che nascere vittime immaginarie. Ogni occasione è buona per parlare di bavaglio, anche se il governo non c’entra assolutamente nulla. Il caso è quello di Roberto Saviano, l’autore di Gomorra, che sarebbe stato depennato dalla lista degli autori pronti a presentarsi alla Buchmesse, la Fiera Internazionale del Libro di Francoforte, una tra le più importanti al mondo. Lui già si è lasciato andare al piagnisteo, la tipica mossa per far parlare di sé: “Loro, intendo il governo – ha dichiarato al Domani –, sapevano benissimo che avrebbero generato polemica ma è proprio per questo che hanno sottolineato che nella lista che hanno stilato non ci fosse il mio nome. Non credono siano atti che li delegittimano nel mondo, ma anzi parlano alla loro base: non vi abbassiamo il mutuo, non vi alziamo i salari ma vi togliamo dalle palle i nostri nemici simbolici. Sono il risarcimento ai loro fallimenti politici”. A suo sostegno si è levato tutto il mondo radical-chic, i cui membri sono sempre pronti a darsi manforte: “La prima cosa che ho fatto dopo aver ricevuto l’invito alla Buchmesse 2024 è stata chiedere a Roberto Saviano se fosse stato invitato: no. Quindi mi sono fabbricato un impegno alternativo anch’io (c’ho judo)”, questo il messaggio di solidarietà di Antonio Scurati, il nuovo simbolo della lotta alla libertà di informazione. Una sceneggiata napoletana dinnanzi alla quale viene quasi da sorridere con compassione, da dire “Povero Saviano, imbavagliato dalla destra”.

Dare spazio anche agli altri

La verità, tuttavia, come sempre è un’altra. Tutti, infatti, ritengono colpevole del misfatto il commissario governativo Mauro Mazza, la presunta mente dietro il diabolico e censorio depennamento di Saviano, l’oltraggioso gesto verso il guru dell’antimafia. Ma poi viene fuori che non c’è nessuna censura, che non c’è nessun regime, che non esiste alcuna lista di proscrizione Mazza contro gli scrittori di sinistra. Saviano non è stato depennato dalla volontà malvagia del governo, ma semplicemente non è stato scelto per partecipare all’evento. Mazza in breve l’ha spiegata così: “Da un lato – ha detto –, abbiamo voluto dare voce a chi finora non l’ha avuta. Dall’altro, tra i criteri che ci hanno ispirato, c’è stato anche quello di scegliere autori le cui opere fossero completamente originali, quindi si è fatto questo tipo di scelta”. Nessun bavaglio, ancora una volta un falso, falsissimo allarme. Soltanto una libera e legittima scelta, anche piuttosto legata al mondo editoriale.

La paura di perdere l’egemonia culturale

Il benservito finale a Saviano lo dà l’Aie, l’Associazione Italiana Editori, tramite una nota rilasciata alla stampa, in cui viene ricordato, “come spiegato ieri dal presidente Innocenzo Cipolletta, che la scelta degli autori ospiti a Francoforte è frutto di una procedura, fatta di un proficuo dialogo e confronto con i singoli editori e agenti letterari italiani, a partire proprio dalle loro proposte. Tra le proposte sulla base delle quali si è costruito il programma mancano ovviamente molti autori tra i quali, almeno fino ad oggi, Roberto Saviano. L’Aie – ha aggiunto l’associazione – non avrebbe mai permesso e non permetterà mai ingerenze esterne rispetto alla volontà degli editori”. Semplice, chiaro, efficace: Saviano non è vittima di alcuna censura, non è stato depennato da una lista, tantomeno per ragioni politiche e ideologiche. La sua assenza è frutto di una scelta legittima, tra l’altro non della politica, ma degli editori. Ironia della sorte, anche dei suoi stessi editori. Ecco confutata, in pochi e semplici passi, l’ennesima pretestuosa narrazione sulla deriva totalitaria nella nostra Nazione. La verità è un’altra: la sinistra e il mondo radical-chic sentono, man mano, di perdere quell’egemonia culturale conquistata in anni e anni di politiche, quelle sì, poco pluraliste. E ora hanno paura.

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