Cristicchi ‘desaparecidos’ nelle radio: quando il talento infastidisce il pensiero dominante

Nonostante il quinto posto a Sanremo 2025 con "Quando sarai piccola", Simone Cristicchi è sparito dai palinsesti radiofonici. Un nuovo capitolo della sua emarginazione culturale, iniziata da quando ha osato ricordare le foibe e gli esuli italiani.

È uno dei pochi artisti italiani capaci di portare sul palco la memoria, la poesia e il dolore senza cedere al conformismo del mercato. Eppure, ancora una volta, Simone Cristicchi viene trattato come un corpo estraneo nel panorama musicale italiano. La sua ultima canzone, “Quando sarai piccola“, arrivata quinta al Festival di Sanremo 2025, è sparita di fatto dalle radio. Nessuna rotazione, nessun passaggio, nessuna promozione, niente di niente. Un silenzio che colpisce se si considera che la sua canzone ha preceduto artisti del calibro di Giorgia, Achille Lauro e altri cantanti che, invece, sono ovunque: in TV, nelle radio, sui social, nelle playlist delle principali piattaforme digitali.

Un trattamento quantomeno discutibile, che non può essere spiegato con le logiche di mercato o le preferenze artistiche. La verità, almeno per me, è più scomoda: Simone Cristicchi paga ancora oggi il prezzo di aver infranto un tabù culturale. Da quando ha portato nei teatri italiani la verità della tragedia delle foibe e dell’esodo istriano, giuliano e dalmata, è diventato un bersaglio silenzioso ma preciso. La cosiddetta “intellighenzia di sinistra”, che per anni ha dettato legge nei palinsesti, nelle direzioni artistiche e nei grandi eventi, non gli ha mai perdonato il coraggio di raccontare una pagina di storia spesso ignorata, quando non negata.

Non è un caso se Cristicchi, nonostante il riconoscimento del pubblico e della critica, è stato più volte escluso dalle edizioni precedenti del Festival di Sanremo. E quando finalmente è riuscito a tornare sul palco dell’Ariston con una canzone di rara dolcezza e profondità, è stato accolto con l’applauso del pubblico ma con il gelo delle redazioni musicali.

Qualcosa di ingiusto in tutto questo. Perché Cristicchi non è un provocatore da social o un artista in cerca di scandalo: è un uomo che ha scelto la strada più difficile, quella di trattare argomenti impegnativi e poco convenzionali. Un artista che scrive con l’anima, che non ha mai svenduto la propria libertà per vendere dischi o per una ospitata in più. Ma in un’epoca in cui essere “non allineati” significa essere etichettati, messi da parte, ignorati, anche un cantautore di razza come lui finisce per essere discriminato.

Quando sarai piccola non è solo una bella canzone. È un simbolo. È la prova che, ancora oggi, in Italia, il merito può essere sacrificato sull’altare del pensiero dominante. Simone Cristicchi ha osato essere diverso. E per questo viene “punito”. Ma la sua voce, come la sua arte, continueranno a parlare. Ancora. E ancora. Anche nel silenzio forzato di radio e televisioni.

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Antonio Cacace
Antonio Cacacehttp://www.antoniocacace.com
Giornalista pubblicista, laurea in scienze economia e master in comunicazione. E' stato un tennista mancato, un quasi campione di karate e una promessa (non mantenuta) del calcio quando giocava nelle strade del suo quartiere. Ama la montagna, il trekking e non sopporta il politicamente corretto. http://www.antoniocacace.com

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