È morto il Superbonus: no del governo a deroghe e proroghe

L’affermazione del governo Meloni è chiara e si riverbera sul voto in commissione: sul Superbonus non saranno concesse deroghe di alcun tipo. Cessa così la tremenda stagione (tremenda per le casse pubbliche, ergo per tutti noi) del Superbonus, con la mancata accettazione di tutte le proroghe richieste dalle opposizioni. Non sono previste neppure soluzioni ai lavori in stato avanzato: il no del governo è stato chiaro, in linea con le esigenze di finanza pubblica. Ogni richiesta di correttivo, infatti, non ha avuto scampo, dovendo sottostare ai pareri tecnici presentati dal ministero dell’Economia e delle Finanze. Tra le proposte delle opposizioni, c’erano la proroga almeno fino a febbraio, la possibilità di allargare la detrazione da quattro a dieci anni, la volontà di riproporre il Sal straordinario. Nulla da fare, i sottosegretari del MEF presenti sono stati netti: “Ci sono delle priorità – ha detto la sottosegretaria Lucia Albano – l’equilibrio dei conti pubblici è una nostra ferma responsabilità”. È a questo punto lecito, in virtù della totale chiusura dell’esecutivo su possibili proroghe, indagare invece su come i precedenti governi abbiano lavorato, studiando quanta copertura – ammesso ci fosse – sia stata prevista e come sia stata spesa. A porsi il quesito è stato soprattutto il relatore Guerino Testa, deputato di Fratelli d’Italia: “Ho chiesto – ha detto a margine – al sottosegretario nel momento in cui è stato istituito il superbonus, che tipo di copertura è stata preventivata e quanta copertura è stata data in questi anni. Evidentemente qualcuno ha sbagliato all’inizio”.

Cosa ne sarà dunque del Superbonus? Nulla più: il cavallo di battaglia del Movimento Cinque Stelle muore così, sotto i colpi di un erario che non è riuscito più a reggere la pesante spesa. 140 miliardi di euro nel complesso: grava in media per 2 mila euro su ogni italiano, anche su chi non ha una casa, anche sui neonati. Numeri a cui vanno aggiunte le frodi, calcolabili anch’esse nell’ordine dei miliardi. E infine il pesante dato: il 50% delle risorse è stato destinato al 10% della fascia più ricca della popolazione. Insomma, un regalo dei cittadini italiani ai milionari. Se pur nato col buono proposito di rinnovare l’economia, il Superbonus dunque è stato coniugato in un’indecente vincolo tra elettori e soldi pubblici, grazie al quale il Movimento Cinque Stelle, nell’agosto del 2022, è riuscito a risalire la china tornando sopra al 15% dei consensi. In stile Cetto La Qualunque, che prometteva di imbiancare le case gratis a tutti.

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