Coldiretti conferma denuncia della Meloni: invasione francese da alimentare a moda

Come ormai tutti sanno “l’ultimo colpo messo a segno dai francesi in Italia è stato l’acquisizione senza ostacoli de ”La nuova Castelli”, il principale esportatore di Parmigiano Reggiano da parte della Lactalis ma negli ultimi anni i cugini d’Oltralpe hanno allungato le proprie mani senza freni su pezzi pregiati del Made in Italy, dall’alimentare alla moda, dalle banche all’energia fino alle telecomunicazioni”.

Lo afferma in un comunicato la Coldiretti facendo riferimento alla decisione di FCA di ritirare la proposta di fusione avanzata a Renault perché ”In Francia “non vi sono attualmente le condizioni politiche perché una simile fusione proceda con successo”. In parole povere, perchè Macron si è messo di traverso.

Arriva quindi la conferma ufficiale di un’autorevole organizzazione come Coldiretti, rappresentativa di una grossa fetta della filiera made in Italy, rispetto alle preoccupazioni e sollecitazioni politiche più volte espresse dal Presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.

La Meloni infatti, sul caso Lactalis, aveva invitato il Governo italiano ad intervenire, considerando “sconcertante il silenzio del governo riguardo l’operazione suicida di consegnare la distribuzione dei formaggi italiani ai francesi”, ma nulla è stato fatto e presto purtroppo rischieremo di patirne le conseguenze.

E ora oltre al danno la beffa, sottolinea Coldiretti che pone l’accento sullo stop del governo francese che giunge proprio a pochi giorni dal blitz della multinazionale Lactalis che estende così la presenza in Italia dopo che negli anni si è già comperata i marchi nazionali Parmalat, Locatelli, Invernizzi, Galbani e Cadermartori e controlla circa 1/3 del mercato nazionale in comparti strategici del settore lattiero caseario.

E su FCA-Renault è tornata anche Giorgia Meloni che ha dichiarato poco fa all’assemblea di Confcommercio che questa vicenda “forse dimostra ancora una volta che a noi si chiede di stare attenti alle regole del libero mercato, ma per altri le regole del libero mercato non valgono e valgono solo gli interessi dello Stato francese. Mi pare che sia una grande dimostrazione di come per la Francia il libero mercato non valga in realta’ – ha aggiunto – e valga solo quando ci sono condizioni molto vantaggiose per lo Stato francese”. “Le condizioni che lo Stato francese ha posto sull’accordo Fca-Renault, cioe’ la sede legale in Francia e la presenza dello Stato francese nel consiglio di amministrazione, erano evidentemente irricevibili”

Intanto i francesi negli anni hanno conquistato brand importanti che hanno fatto la storia del Made in Italy dalle banche (Bnl e Cariparma, e quote in Mediobanca) all’ energia (Edison), dalle telecomunicazioni con importanti quote Telecom Italia fino al lusso con griffe come Gucci, Brioni, Pomellato e Bottega Veneta, Emilio Pucci, Bulgari, Fendi, Loro Piana e Repossi. Ma è soprattutto con l’alimentare che l’invasione economica procede dove, ribadisce la Coldiretti, oltre allo shopping di Lactalis i francesi sono presenti nella Fattoria Scaldasole, nella cantina Biondi Santi ma anche la Orzo Bimbo è stata acquisita dalla francese Nutrition&Santè S.A. nella catene di distribuzione GS con Carrefour.

E nello zucchero italiano c’è la mano francese su Eridania ed oggi 4 pacchi di zucchero su 5 consumati in Italia secondo la Coldiretti sono stranieri, soprattutto francesi e tedeschi. Le acquisizioni infatti, sostiene la Coldiretti, se non hanno svuotato gli stabilimenti tendono comunque a delocalizzare i centri decisionali e a privilegiare gli acquisti di materia prima d’Oltralpe mettendo così in difficoltà i produttori italiani. Una presenza spesso ingombrante con la Lactalis che – denuncia la Coldiretti – ha appena minacciato di ridurre unilateralmente il prezzo del latte alla stalla sottoscritto solo pochi mesi fa con gli allevatori italiani.

”Ora devono essere resi pubblici tutti i termini dell’accordo e pretese adeguate garanzie sulle produzioni, sulla tutela delle denominazioni dalle imitazioni, sulla difesa dei posti di lavoro e sull’eventuale abuso di posizioni dominanti sul mercato lattiero caseario, strategico per il Made in Italy” sostiene il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini. ”La tutela dei marchi storici è una necessità per l’agroalimentare nazionale dopo che ormai circa 3 su 4 sono già finiti in mani straniere e vengono spesso sfruttati per vendere prodotti che di italiano non hanno più nulla, dall’origine degli ingredienti allo stabilimento di produzione fino all’impiego della manodopera” conclude Prandini.

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