Sardegna: la destra non affonda e la sinistra non trionfa

Il Partito Democratico in particolare, molto di più del Movimento 5 Stelle, aveva assoluto bisogno di una affermazione spendibile in qualche modo come vittoria elettorale. L’establishment piddino, a detta dell’attuale segretaria del partito subito dopo l’incoronazione avvenuta tramite le primarie dem, non aveva visto arrivare la novità incarnata da Elly Schlein e dai suoi. Però, nemmeno gli elettori pare si siano accorti granché finora del nuovo e interessante, si fa per dire, corso intrapreso a Largo del Nazareno. Il PD a guida Schlein non è riuscito a primeggiare sino a questo momento neppure in un torneo di bocce, e se il cosiddetto campo largo avesse subìto una batosta anche in Sardegna, la leadership di Elly sarebbe stata messa seriamente in discussione. La vittoria di Alessandra Todde, candidata a Governatore dell’isola di PD e M5S, stabilizza per adesso la permanenza di Elly Schlein ai vertici del Partito Democratico, e, quando il risultato è diventato definitivo, dopo snervanti procedure di spoglio, la leader piddina, insieme al capo pentastellato Giuseppe Conte, ha accolto l’epilogo delle Regionali sarde con toni trionfalistici.

Il sorpasso di Todde su Paolo Truzzu, Sindaco di Cagliari appartenente a Fratelli d’Italia e aspirante Governatore per la coalizione di centrodestra, rappresenterebbe, per i giallorossi del campo largo, il segnale di come il vento stia cambiando in tutta Italia, a favore delle opposizioni di centrosinistra e a sfavore del Governo presieduto da Giorgia Meloni, che inizierebbe ad incontrare i primi problemi di popolarità. Fratelli d’Italia e il resto del centrodestra credono nei princìpi del bipolarismo e della democrazia dell’alternanza, in maniera molto più ferma rispetto, non solo ai centristi come Carlo Calenda e Matteo Renzi, ma pure al PD, quindi, chi prende anche solo un voto in più vince. Pertanto, la vittoria in Sardegna è di Alessandra Todde e il concorrente sconfitto del centrodestra, Paolo Truzzu, ha subito telefonato all’avversaria per congratularsi e riconoscerle l’affermazione elettorale. Ecco, possiamo però parlare solo di vittoria o affermazione e non certo di trionfo, perciò, l’esultanza di Conte e Schlein, supportati dai loro amici presenti in televisione e sui giornali, anch’essi increduli e straordinariamente felici, sembra piuttosto fuori luogo.

Se ci trovassimo al posto dei militanti o simpatizzanti di PD e M5S, saremmo alquanto imbarazzati da tale euforia davvero ingiustificata. Non la mettiamo così perché siamo vicini a Giorgia Meloni e a Fratelli d’Italia, e, per questo, non vogliamo accettare, in modo infantile, le sconfitte della parte a noi più prossima, oppure, perché apparteniamo a quella politica che, ricorrendo ad artifizi verbali, non ammette mai i propri scivoloni. Sono i numeri che, con la loro freddezza, suggeriscono tanto a Elly Schlein quanto a Giuseppe Conte di andare piano con i brindisi. Il vantaggio di Todde su Truzzu è stato dello 0,4 per cento, dovuto agli effetti perniciosi del voto disgiunto, (conviene leggere, a tal proposito, qui su La Voce del Patriota, l’editoriale di Alessandro Nardone del 27 febbraio scorso), e anche, forse, alle insidie di uno spoglio lento e inefficiente in alcuni piccoli paesi dell’isola. Il voto di lista ha premiato nettamente la coalizione di centrodestra, avanti di sei punti percentuali rispetto al campo largo, la nuova denominazione del centrosinistra italiano.

Le elezioni regionali e quelle per il rinnovo dei Sindaci nelle grandi città vengono sempre più usate come cartine di tornasole per testare gli equilibri politici nazionali e l’andamento del consenso verso i partiti. Si tratta di un esercizio non esente da qualche limite perché nelle elezioni amministrative intervengono anche fattori locali che non hanno relazione con la politica romana. In ogni caso, se vogliamo misurare la fama della quale godono ora presso gli italiani sia il Governo Meloni che le forze che lo sostengono con le Regionali sarde, non possiamo registrare, come invece vogliono fare credere i giallorossi con il preteso vento del cambiamento, alcun fuggi fuggi elettorale riguardante la premier Meloni, FdI e il centrodestra, che, anzi, in Sardegna conquista il primo posto nel voto di lista. Altresì, è impossibile prevedere ora un effetto domino su cui PD, M5S e giornalisti compiacenti già sperano. A dare retta ad alcuni resoconti degli ultimi giorni, dovremmo convincerci di una ripetizione del risultato sardo in Abruzzo dove fra poco si voterà per il rinnovo dell’amministrazione regionale, ma nulla porta a pensare a questo perché in Sardegna, lo ricordiamo ancora, si è verificato un sorpasso al fotofinish, sudatissimo e non un successo di dimensioni indiscutibili. Certo, qualcosa nell’isola non ha funzionato per il centrodestra e bisognerà ragionarci sopra, ma non siamo all’Armageddon di Giorgia Meloni. A Schlein e Conte, prima di stappare troppe bottiglie di champagne, conviene pensare a come tenere insieme in tutta Italia il loro campo largo, già dato per scontato da taluni commentatori, ma unito a macchia di leopardo.

Non in tutte le Regioni PD e M5S viaggiano in compagnia, e Giuseppe Conte, anche dopo l’affermazione della pentastellata Todde in Sardegna, rimane restio a considerare l’idea di un’alleanza con il Partito Democratico, definitiva e organica su tutto il territorio nazionale. Carlo Calenda, colui che ha sempre detto “mai con i 5 Stelle”, vorrebbe essere oggi anch’egli della partita da giocare all’interno del campo largo, ma già pone i primi paletti. Se dovesse arrivare pure Matteo Renzi, lui si sfilerebbe immediatamente. Sarebbe poi curioso vedere come il leader di Azione riesca a conciliare le proprie posizioni in politica estera, soprattutto circa Ucraina e Israele, con l’anti-occidentale Conte. Il neo-Governatore della Sardegna, la grillina Alessandra Todde, ha detto che la sua è stata la vittoria delle matite contro i manganelli. Già si inizia molto male e qui viene fuori la differenza di stile e di sostanza che passa fra i Governatori di centrodestra, tutti, di Fratelli d’Italia, leghisti e forzisti, da Nord a Sud della Penisola e quelli di sinistra. I primi hanno sempre dimostrato correttezza istituzionale, a volte anche in eccesso a dire il vero, dinanzi a governi nazionali di diverso colore politico, mentre fra i secondi troviamo la Todde che ritiene evidentemente l’Italia guidata da Giorgia Meloni un Paese fascista che manganella i suoi cittadini, e poi scorgiamo un certo Vincenzo De Luca che insulta a livello personale il Presidente del Consiglio.

La boutade barricadera di Alessandra Todde può piacere a Elly Schlein, che ancora pensa di trovarsi alla guida di un collettivo studentesco e non di un partito dell’arco parlamentare, ma rischia di risultare sgradita ad altre componenti del Partito Democratico. Il cantiere del campo largo richiede ancora parecchio lavoro.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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