Il manifesto politico scritto da Trump nel 2000 smentisce le fake news su Hitler e omofobia diffuse dai democratici

Nel capitolo 6 del mio ultimo libro, “Mai arrendersi – Il vero Donald Trump”, racconto una fase fondamentale della carriera politica di Donald Trump: la sua candidatura alle elezioni presidenziali del 2000 nelle fila del Reform Party di Ross Perot. Questo capitolo dimostra come Trump, anche all’inizio della sua carriera politica, fosse tutt’altro che un outsider improvvisato, sfatando l’immagine travisata che i democratici si ostinano a diffondere arrivando a paragonarlo a Hitler, come ha fatto nelle scorse ore Kamala Harris, pronunciando parole in linea con la retorica d’odio che ha armato le mani dei due attentatori che hanno tentato di ucciderlo negli ultimi mesi.

Già allora, nel suo libro “The America We Deserve”, Trump esponeva una visione articolata e pragmatica per l’America, toccando temi di grande rilevanza come la Cina, la sicurezza nazionale e la crisi economica.

Nel suo libro-manifesto, Trump lancia un avvertimento riguardo alla crescente minaccia di Pechino: «La Cina è una potenza in ascesa e gli Stati Uniti, sotto le amministrazioni di Clinton e Bush, hanno permesso che si approfittasse di noi. Abbiamo inserito la Cina nell’Organizzazione Mondiale del Commercio, il che è stato un disastro totale per gli Stati Uniti.» Questa visione si è rivelata incredibilmente premonitrice, e riflette una delle tante intuizioni che hanno segnato la sua carriera politica.

Trump affronta anche temi sociali, come la lotta contro i crimini d’odio nei confronti degli omosessuali, affermando che: «uno degli obiettivi più importanti del prossimo presidente deve essere indurre una maggiore tolleranza per la diversità. Dobbiamo lavorare per un’America dove i crimini d’odio siano impensabili.» Dichiarazione che smentisce il tentativo di dipingerlo come un leader retrogrado e nemico della comunità LGBT: i fatti dicono che è vero il contrario, cioè che Trump combatte le derive radicali dell’ideologia woke, che sono una forma di razzismo che nulla ha a che vedere con il rispetto della diversità.

Il capitolo cita anche l’indignazione di Trump per le affermazioni del suo avversario interno al Reform Party Pat Buchanan, che aveva minimizzato Hitler definendolo «un organizzatore politico di primo livello.» Trump risponde fermamente: «Buchanan ha chiamato Hitler un ‘organizzatore politico di primo livello’. È un fan​.» Questo dimostra la sua chiara opposizione a chiunque cercasse di riabilitare dittatori o figure autoritarie.

Ho selezionato e inserito nel libro ben 41 citazioni tratte da “The America We Deserve”, con l’obiettivo di offrire una chiave di lettura profonda e al tempo stesso oggettiva delle idee che hanno guidato Trump nella sua visione politica, già a partire dal 2000. Attraverso questi passaggi, scopriamo un Trump molto diverso da quello spesso ritratto dai media: non solo un imprenditore di successo ma, a differenza di quanto dicono e scrivono sistematicamente i suoi avversari, un politico con una visione strategica chiara per il futuro degli Stati Uniti in politica interna e sullo scenario internazionale. 

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Alessandro Nardone
Alessandro Nardone
Consulente di marketing digitale, docente alla IATH Academy, è autore di 9 libri. È stato inviato di Vanity Fair alle elezioni USA dopo aver fatto il giro del mondo come Alex Anderson, il candidato fake alle presidenziali americane del 2016.

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