Le 6 lezioni dai conservatori che hanno conquistato Madrid.

Il 4 maggio non è solo un’ottima giornata per la Spagna, ma per tutti i conservatori d’Europa. E una pessima per la sinistra. Ci sono almeno sei lezioni da trarre dal voto per la Comunidad di Madrid, che ha visto una schiacciante vittoria dei conservatori.

La prima è che ha vinto un PP veramente conservatore, molto diverso da quello nazionale di Casado, per non parlare di altri partiti appartenenti al Ppe. Conservatore sui valori, contro le folli politiche di distruzione della storia e della tradizione sostenute dai socialisti e dai neo comunisti di Podemos. Ma conservatore anche nel progetto economico.

Infatti, è la seconda lezione, vince un Pp che, nella persona del suo leader Isabela Diaz Ayuso, si è battuto con ferocia contro il lockdown che il governo centrale voleva imporre. Senza che vi sia stata alcuna ecatombe, anzi la comunidad di Madrid ha contato meno morti di altre regioni guidate dai socialisti chiusisti. Lezione quindi fondamentale: i conservatori sono contro le chiusure, perché distruggono il tessuto economico e la ricchezza e fanno a pezzi il capitale sociale e la comunità.

Terza lezione, altrettanto importante. I conservatori vincono anche nelle grandi città. Che non sono, come vorrebbe una tendenza recente, il luogo di egemonia di una sinistra individualista e nichilista. Le grandi città, le metropoli, possono essere amministrate dalla destra: purché essa sappia parlare ai ceti produttivi, frenare i processi di distruzione del tessuto comunitario urbano, che invece le politiche dei progressisti perseguono

Quarta lezione: la destra vince se si allea e si compatta, senza timore delle demonizzazioni della sinistra. Con il 4 maggio viene sconfitto infatti il richiamo della foresta dell’antifascismo, ormai appartenente a un’altra epoca. Notevole infatti è stato la partecipazione alle urne, come chiesto da Sanchez e da Iglesias, che si immaginavano un “sussulto antifascista”: il sussulto c’è stato, ma conservatore però. La sinistra, socialista e neo-comunista, ha irresponsabilmente cercato di ricreare un clima da anni Trenta, che in Spagna volle dire una sanguinosa guerra civile. La sinistra deve rovistare negli orrori del passato (di cui si rese pure responsabile durante la guerra di Spagna, assieme agli orrori dei franchisti). La destra invece guarda al futuro: e Isabela Diaz Ayuso non è un nuovo generale Franco.

Quinta lezione: non funziona più urlare al pericolo della “estrema destra”. Vox infatti è un partito appartenente all’Ecr, di cui è presidente Giorgia Meloni e con Fratelli d’Italia intrattiene rapporti molti stretti. Se Isabela Diaz Ayuso non è il nuovo Franco, non lo è neppure Santiago Abascal. Vox è un partito conservatore, che non ha paura di promuovere politiche e valori conservatori. La stampa progressista e mainstream può tacciarlo di estrema destra; gli elettori vanno però da un’altra parte

Sesta lezione: la sinistra parla di diritti delle donne, ma è a destra che le donne sono leader. Questa infatti non è solo la vittoria della coraggiosa Isabela ma anche della testa di lista di Vox, Rocio Monasterio, imprenditrice ispano cubana, che ha tenuto testa alla campagne di minacce anche fisiche dell’estrema sinistra e dei neo comunisti di Iglesias.
Mutatis mutandis, al di là dell’articolazione dei vari partiti e ovviamente della storia diversa dei due paesi, sono tutte lezioni a cui i conservatori italiani e il centro destra devono guardare : se vogliono vincere anche in Italia.

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1 commento

  1. Io riassumerei il tutto: dovunque, quando la destra si modera per sottomissione a sinistra e establishment piuttosto di rilanciare ed andare all’attacco, giustamente perde. Questa è una lezione che di cui Giorgia Meloni deve fare memento in ogni attimo della giornata, giacché lo spettro di Fini è ancora lì e lotta contro di noi. Non si faccia “democristanizzare” da personaggi alla Crosetto aut similia. Altrimenti, amen, noi che abbiamo la fiamma nel cuore abbiamo già patito tradimenti e ce ne faremo una ragione (cosa che da iscritta a FdI non mi auguro assolutamente, a scanso di equivoci).

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